Aprire spazi, dire le paure
Paolo Barbero in dialogo con l* partecipant* di NOVAlaboratoria



Emma: Poi ci ha mostrato un allestimento a terra con tutti i materiali che lei ha utilizzato: testi, stralci, frasi, citazioni… cos’altro?

Laura: Beh, c’era il diagramma!

Emma: Sì, ecco! Sulla questione dei generi, sottogeneri… aveva compilato questo telo trasparente, di quelli che si agitano molto con il vento…

Paolo: da imbianchino.

Emma: era coerente, perché poi ha detto che le categorie non hanno senso di esistere, perché sono instabili, eccetera… e infatti quella cosa, ad ogni flatulenza…

Laura: a proposito, diciamo che questa è una parola…

Emma: lessico familiare, di questo gruppo!

Laura: Anche di questo festival.

Emma: Veramente?

Alessandra: Eh beh, le scorregge dalla vagina (fa riferimento a Tirannosauro di Filippo Quezel), l’hai già dimenticato?

Emma: Ma certo, scusa, avevo dimenticato. Scusate!

Laura: Anche quando ha spiegato come si fa a urlare… c’era di fianco a me quella (performer di Tirannosauro, Filippo Quezel ), e volevo dirle: “Tu sei capace di sicuro, se ci vuoi dare una lezione…”

Emma: Io pensavo che avremmo urlato quando lei ha descritto così…

Eduard: Ha detto che dobbiamo aprirci per urlare, quindi aprire il pavimento pelvico.

Emma: Bisogna aprire la fica, di base.

Eduard: Esatto.

Emma: Infatti, Diana Torres, quando spiega come avere… (pausa) un orgasmo…

Alessandra: È una parola bella.

Emma: Stavo ragionando… perché era un libro sullo squirting, quindi era un’altra cosa, però quando dice che per avere un orgasmo noi siamo abituati a contrarre, e invece dovremmo lasciare…
Però non è facile, non è intuitivo.

Alessandra: Ci si può esercitare!

Laura: Infatti, queste lezioni le dovrebbero dare da giovani. Queste cose le devono dire subito!

Eduard: Io credo che tutte noi cresciamo in un ambiente in cui siamo abituate a contrarre e basta.

Laura: Devi sperimentarlo, devi capirlo da solo. E puoi non capirlo mai.

Emma: siamo abituati a fare la cosa in un modo ma poi devi rieducare il tuo corpo.

Alessandra: Io, quando ho scritto sul funerale dei Motus – cioè quello che io considero un funerale – ho scritto una cosa sullo scopare da giovani, non so perché…

Emma: Grazie, sarò contenta di leggerlo.

Alessandra: Non sai cos’è…

Laura: A volte non lo sai neanche da grande.

Alessandra: … e non lo sai neanche da grande. E alcune persone non lo sanno mai, forse. Cioè, terribile.
Però ha a che fare con l’aprire, con il trattenere, con il concedersi, con il liberare, con il perbenismo di merda.

Paolo: Sull'horror, per me è stato interessante quando dice che siamo molto consapevoli del fatto che sia tutto finto, ma al tempo stesso il corpo comunque reagisce.
Reagisce in base alle paure che hai, che sono localizzate nelle parti del tuo corpo.
Anche il discorso che ha fatto sui mostri dell'horror, che si sono fatti carico delle paure collettive: per esempio Godzilla, che incarna la paura della bomba atomica.
Anche il fatto che non ci siano spazi di confronto sulle proprie paure…
Il fatto che lei apra l'ultima parte — o comunque abbia l’intenzione di aprirla — a un confronto sulle paure, perché non vede uno spazio dove questo confronto avviene.
E chiaramente poi questo ha delle conseguenze anche a livello politico, proprio per come vengono strumentalizzate le paure.
Al tempo stesso, anche come la paura possa essere utilizzata nelle lotte contro questo tipo di strumentalizzazioni.

Eduard: Comunque io trovo che quel lavoro lì pottrebbe stare benissimo in teatro, nella frontalità.
Perché ha una forza nel tenere le cose, ma anche una costruzione a livello di testo che è molto forte.
Si vede che ha passato tanto tempo a lavorarci: riesce a maneggiare tutto con grandissima maestria.

Paola: Per lei è uno studio, una prima fase. Lei è coreografa e danzatrice, viene dal circo.

Laura: Il fatto che venga dalla danza… la cosa che a me è piaciuta molto è il ritmo che ha.

Emma: La parte del sangue, per me, è proprio coreografata.

Eduard: È stato bello il modo che aveva di stare e di dire le cose: passava dall’iper-serio a un linguaggio da social. Ha detto: “Adesso faccio una demo mega cute.”

Laura: Comunque è stata molto brava anche nell’incontro del pomeriggio, quando ha raccontato il film Possession.
Io ho avuto una fifa… e quel film non lo conoscevo per niente!

Paolo: Il fatto che venga dalla danza è, secondo me, evidente.
Tu prima parlavi di una frontalità: a livello di energia probabilmente funzionerebbe.
Invece funziona molto bene anche così.
Di fatto è una lezione, però io non mi sono distratto un secondo, perché ero in continuo movimento.
È anche il motivo per cui forse il primo momento di DOM-  sedutə al buio — nonostante poi, nel complesso di Darkness Picnic, l’abbia trovato molto giusto--  è chiaro che favorisca una distrazione.
Invece il suggerire che ci siano modi di stare differenti, di far passare un sapere, per me viene proprio dal suo lavoro con la danza, con il corpo.

Eduard: Adesso che hai detto questa cosa… forse è importantissimo muoversi mentre si cerca di comunicare qualcosa, di tramandare dei saperi.
Il fatto che i saperi si possano spostare, li puoi seguire in diversi modi, stare in continuo movimento.

Paolo: Sì, soprattutto se parli di corpo.
Cioè, lì c’era il discorso di come reagisce il corpo all’horror, anche nella parte finale dove si chiede di pensare alle tue paure, di fare e immaginare delle cose, di localizzarle nelle parti del tuo corpo, all’interno.
Chiaramente anche nella forma con cui questo avviene, nonostante ci fossero delle parti molto frontali — perché lo schema che ha fatto sul telo è quanto di più frontale ci possa essere — però le compensa con questa frenesia, con il movimento.

Laura: Poi Emma ha salvato la situazione, se no eravamo ancora lì ad aspettare.
Perché lei, in una delle fasi iniziali, rompe uno specchio — cioè, sette anni di sfiga.
Quindi alla fine si mette un orecchio sull’ombelico e dice che, per rompere questa malia, bisogna venire a sussurrare il sublime.
Nessuno ovviamente andava… e alla fine è andata Emma, che ha sussurrato non sappiamo cosa.

Eduard: Un applauso a Emma.

Alex: Si può sapere la cosa sublime?

Emma: Deve rimanere nell’orecchio. Poi ho paura che torni la sfiga.
Non era niente di lurido, comunque.

Paolo: Prendiamo un caffè?

foto Margherita Caprilli






GRINDHOUSE, una lecture performance in Horror Studies


Qualcosa dove non dovrebbe esserci niente
e niente dove dovrebbe esserci qualcosa.
The Weird And The Eerie, Mark Fisher

È una ricerca sul genere horror contemporaneo nel cinema, il dispositivo con cui viene indagato questo corpo è la costruzione di una lecture performance.
L’horror è una creatura inquietante, che mentre si auto-replica, è coinvolta in una violenta presa di coscienza di se stessa come genere saturo.
La ricerca vuole esplorare l’horror come corpo smembrato, inserendosi nella riflessione sul genere come entità frammentata.
L’horror è anche una tecnologia discorsiva, un dispositivo affettivo, politico e sensoriale che reagisce al presente, destabilizza certezze e, con forza sovversiva, trasforma il reale.
Il corpo smembrato diventa un paesaggio, non più un “tutto organico” ma una massa di detriti. Un territorio destabilizzato, attraente, prevedibile, offensivo, che crea uno spazio di possibile incorporazione di desideri, ambivalenze. Paure e pressioni escono allo scoperto e prendono corpo.
Come una cartina al tornasole, reagisce sempre al presente, alle sue paure, alla sua morale, alla sua politica e, attraverso rigenerazione e tradimento della forma, esprime la sua forza vitale: la sua capacità di esprimere una negatività non addomesticata.


Bio

Teodora Grano, autrice, performer, ricercatrice.
Ha lavorato senza residenza stabile nel campo del teatro, del circo, della performance e della danza, in formati più o meno ortodossi. Si forma e lavora tra Wroclaw, Atene, Berlino, Bruxelles e Roma. Fonda il collettivo ALIX MAUTNER. Lavora stabilmente per CollettivO CineticO. Sostenuta da SupportER-network Anticorpi 2022-2024.

La sua ricerca si basa su una letteratura futura, in cui il rapporto tra scrittura e corpo metta al centro dell’indagine la lettura. Utilizza la forma del ritratto e l’indagine genealogica, cercando nell’esperienza personale il dato storico e sociale.

Fa parte della porzione di umani per cui scrivere è un organo di senso.

50% punk 30% ironica 20% serissima.


 
                                                                                                   @supernova2024