Intervista a Vilma, Partecipante del Workshop Creepypasta
Alex della Pasqua e Vilma Valloni
Alex: Cosa ti ha spinto a partecipare al workshop? Conoscevi già le creepypasta o sono state una nuova scoperte per te?
Vilma: È stata assolutamente una scoperta, non lo conoscevo come mondo per cui è stato divertente scoprirlo. Mi sono iscritta perché una mia cara amica che conosceva già la Mara mi ha invitato a partecipare assicurandomi che ci saremmo divertite, e così è stato.
Non avevo mai sentito parlare di creepypasta prima, ma approfondendo durante il workshop le ho intese come una specie di leggende metropolitane ma, a differenza di quest’ultime che possono riguardare tutto, le creepy sono esclusivamente spaventose, inquietanti tipo i Piccoli Brividi.
Alex: In che modo Mara Oscar Cassiani ha guidato il gruppo nella creazione della performance? Come si sono svolte le sedute?
Vilma: Questa è la parte più interessante, la cosa più bella è stato il “cazzeggio” e la libertà che Mara ci ha dato durante le sedute. Chiaramente si è trattata di una libertà controllata, voluta, atta a farci sentire a nostro agio e a liberare la creatività. Dico “cazzeggio” perché ci siamo divertite, ma Mara aveva sempre il polso della situazione. Io mi aspettavo delle prove impegnative, anche perchè l’altra mia amica mi ha detto che aveva partecipato a delle cose dove avevano fatto delle coreografie vere e proprie. Anche qui c’era un minimo di coreografia, ma nulla di complicato.
Poi avevamo fatto un gruppo su whatsapp dove lei inizialmente ci mandava tante creepypasta prese dal web, poi ognuno ne leggeva una a caso. Nei giorni successivi le siamo andate a cercare noi e in seguito le abbiamo selezionate. Erano quasi tutte americane, ma molte le abbiamo ricontestualizzate. Per esempio durante la performance in un racconto ho citato l’Eurospin, anche se la storia originariamente citava il Walmart. Mara ci ha concesso molta libertà di espressione, ma l’indicazione che ci ha dato per la performance è stata quella di parlare in maniera fredda, senza recitare.
Alex: Com’è avvenuta la selezione delle storie? C’è stato anche qualcosa inventato da voi?
Vilma: Un po’ tutte e due. Molte sono state scelte da quelle trovate online, poi sono state un po’ aggiustate, perché non è che le abbiamo imparate a memoria. In un certo senso, si improvvisava lì una storia che conoscevamo, come raccontarle tra amici.
Alex: Quindi in un qualche modo le avete fatte vostre, ve ne siete riappropriate recitandole e ricontestualizzandole.
Vilma: Esatto. Qualcuna poi era proprio anche una storia personale. Ad esempio, durante uno degli incontri, stavo parlando con Susan del sapone di Aleppo. Da qui è uscita la storia della saponificatrice, di cui ho scritto una creepypasta. Alla fine non abbiamo avuto tempo di recitarla durante la performance, quindi ve la lascio qui:
La saponificatrice:
Mia nonna mi raccontava che al suo paese, San Felice, c’era una signora ricca e affascinante che collezionava fidanzati ma non riuscì mai a sposarsi perché dopo un po’ sparivano tutti, si diceva che emigravano all’estero. Quella donna aveva una lavanderia e faceva i saponi, tutto il paese si era lavato con quei saponi che erano fatti col grasso di quegli uomini spariti.
Alex: Durante la performance, tra una creepypasta e l’altra, venivano pronunciate alcune parole e frasi dal tono inquietante, apparentemente scollegate tra loro. Qual era la loro funzione?
Vilma: Un minimo di preparazione c’è stata lì, l’ultima sera. Mara ci ha mandato in chat alcune di quelle frasi, poi dopo le inventavamo lì per lì, tipo: “la sedia è rotta”, mentre altre come “ho un segreto” ce le aveva mandate lei. Erano delle frasi da buttare lì così, in maniera molto casuale, sempre in tema creepy, per lasciare un alone di mistero ed inquietare. Non era una conversazione, ma erano comunque legate tematicamente tra loro. La cosa ha creato molto pathos, mi sembra. Oltre che con queste parole, creavamo la suspence attraverso la piccola coreografia, ad esempio alimentavano il senso di panico e paura sbattendo ripetutamente le dita sul tavolo.
Alex: Un’altra curiosità: a un certo punto è stata interpellata una persona dal pubblico. Era un evento previsto o improvvisato?
Vilma: È stato molto casuale, è venuto tutto in modo molto sciolto e in libertà. Durante la serata, prima di entrare nella location, abbiamo incontrato un gruppo di ragazze amiche della Mara e così parlando si sono messe d’accordo la sera stessa. Dopo l’ha interpellata al volo durante la performance. La costruzione della perfomance è stato un processo aperto, fino all’ultimo.
Alex: C'è qualcosa che porterai con te da questa esperienza, sia a livello personale che creativo?
Vilma: Anzitutto mi sono divertita molto e ho conosciuto belle persone. Poi ti dirò, è un po’ il mio modo di essere, a livello creativo secondo me nelle cose bisogna buttarsi e capire man mano cosa viene fuori. E ogni volta vieni stupito da quello che viene fuori: dagli altri, da te, dall’altro. Perchè anche se non sembra, io ho difficoltà a relazionarmi agli altri, quindi per me è un’apertura, e in questo senso questa esperienza è stata bellissima.
Rimane il fatto che poi effettivamente, ma questo un po’ in tutto, ci sono tante cose che sono personali e che messe in campo risuonano un po' con tutti e, in un certo senso, anche queste storie qua. Perché magari ne hai sentita una simile, oppure conosci uno strano che fa cose strane. Anche nel nostro laboratorio di scrittura è venuto fuori questo tema: trovare l’universale attraverso il particolare, il personale. Per me quindi questa esperienza è stata un’apertura che ci ha connesso e accomunati.
Aggiungo un’ultima cosa, che è una cosa che ho sempre pensato, e che con questa esperienza ne ho avuto conferma. Essendo tutte prese “dalla strada” come gruppo… tutti secondo me sono artisti. Da chiunque tiri fuori un qualche cosa di significativo, se la persona si mette in gioco e si lascia attraversare.
Alex: Diciamo che lo siamo tutti, ma in potenza.
Vilma: Esatto, siamo delle staminali.
Creepy pasta e internet legends della buonanotte
In uno spazio in penombra, un piccolo gruppo di persone esegue movimenti collettivi, evocando le forme sfocate dei video a bassa risoluzione che circolano in rete. La loro danza è attraversata da voci: sono le matriarche, custodi della tradizione, che narrano storie della buonanotte. Ma questa volta, il folklore orale si mescola all’eco digitale delle creepypasta, le favole contemporanee nate dalle tastiere e diffuse nei meandri di Internet.
Le matriarche sono sempre state guide, tramiti tra il passato e il futuro, narratrici di mondi simbolici in cui paura e conoscenza si intrecciano. Nelle culture dove la parola ha valore sacro, raccontare una storia significa creare, dare forma alla realtà. Oggi, queste nuove sciamane 2.0 raccolgono le leggende della rete, e ce le narrano come un tempo si tramandavano i miti ancestrali.
La performance diventa un rito collettivo, in cui il movimento e la voce si fondono, esplorando il confine tra memoria e virtualità, tra sacro e digitale.
Esito del Workshop CREEPYPASTA.
Bio
Mara Oscar Cassiani (MOC) è un’artista wifi based il cui approccio multidisciplinare abbraccia arte digitale, performance, coreografia e nuovi media. La sua ricerca è incentrata sull’analisi dell’immaginario contemporaneo, in cui i nuovi linguaggi sono mutuati dal mondo di internet, dalle comunità online, dalle sottoculture e dalla critica alla società del consumo. In un flusso di immagini tra kitsch, pop, folklore rituale e digitale, MOC esamina la tensione tra media, coscienza sociale e individualità.
@supernova2024