Meteorologie affettive. Attraversare il reale in noclip
Alex Dellapasqua
foto Pietro Bertora
Trasformare sentimenti in atmosfera significa operare una conversione radicale: trasporre la trasparenza dell’affetto nella densità di un clima. È ciò che accade in Temporale. A lesbian tragedy, dove gli stati d’animo non sono raccontati né mimati, ma condensati – fatti materia, vibrazione, umidità, suono. Come se l’inquietudine non abitasse più dentro ai corpi ma li circondasse, li impregnasse, li facesse oscillare tra la presenza e lo scioglimento.
Il tempo stesso si fa viscoso, tremolante, non lineare: non più cronologico, ma meteorologico. Come vapore che si condensa e poi evapora, le inquietudini del nostro tempo scorrono, fluttuano, si spandono – senza mai stabilizzarsi. Gli stati emotivi sfuggono alla discretizzazione, alla tassonomia, all’oggettivazione. Al contrario, si intrecciano in un flusso che rifiuta la definizione. Questa qualità fluida del sentire – e del vedere – rimanda a un’estetica della bassa definizione: la performance non vuole “rendere chiare” le affettività che dominano le nostre inquietudini, ma farle trapelare in modi sfalsati, granulosi, come accade in un’immagine compressa, pixellata, dove le forme si sfumano anziché affermarsi.
Questo abbassamento di definizione, questa granulosità atmosferica, ha qualcosa a che fare con le backrooms: ambienti liminali e perturbanti che sembrano esistere fuori dal tempo, dal luogo, dalla storia. Spazi saturi di luce fluorescente e carte da parati scolorite che sembrano trattenere un trauma non detto. In queste stanze infinite si inscrive la materia emotiva di Temporale. Un’angoscia senza volto, non localizzata, resa accessibile solo attraverso un noclip che trapassa le soglie del reale.
Nella grammatica videoludica, il “noclip” è un glitch che disattiva la collisione con gli oggetti solidi, permettendo al giocatore di attraversare pareti, barriere, o persino di uscire dai confini della mappa. È una sospensione delle regole fisiche del mondo virtuale, una modalità che rende lo spazio interamente intangibile e attraversabile – come se il corpo, liberato dal peso della materia, potesse fluire oltre ogni limite imposto dalla geometria e fisica del gioco.
Attraverso la drammaturgia di Calderoni e Caleo, il noclip diventa figura dell’esperienza emotiva: le performer, con i loro corpi tremanti, accasciati, gelatinosi, sembrano attraversare le soglie dell’identità, della forma, della rappresentazione. Sono ectoplasmi affettivi, umori condensati, presenze che esistono in un’interzona tra materia e evaporazione. La loro tragedia – lesbica, sì, ma anche post-umana – si gioca sulla vibrazione dell’aria, del suono e del corpo, che si disarticolano come strutture molli, instabili, in uno spazio che non è più né palco né stanza: è il retro del mondo, è il fuori scena reso abitabile.
foto Pietro Bertora
Temporale {a lesbian tragedy}
La realtà è rotta. Corpi che si accasciano, vanno a pezzi, tremolanti, umori condensati, presenze gelatinose e appiccicose che creano continui glitch, disturbi-turbamenti-perturbazioni. “temporale”: a proposito del tempo, storico o cronologico; nella meteorologia indica un tempo cattivo, una perturbazione atmosferica violenta. La drammaturgia si compone di meteorologie, di stati affettivi che attivano cambi climatici e viceversa, di atmosfere intese come sentimenti spazializzati. Una via dopo l’altra, si susseguono le backrooms, ambienti saturi di colore giallo, moquette umida, carta da parati e luci al neon intermittenti – una narrazione collettiva e aperta generata dall^ utenti della rete. In queste stanze gialle ripetute all’infinito, che si estendono per seicento milioni di miglia quadrate, qualcosa è accaduto, ma non sappiamo cosa. Si avverte un pungente senso di spaesamento, di non-familiare, come entrare nel retro del mondo. Dai “Sonetti della Disperazione” arrivano i bollettini meteo delle nostre perturbazioni. Del resto, “a lesbian tragedy”.
BIO
Calderoni-Caleo si incontrano nel 2012 al Teatro Valle Occupato in ”Animale politico project” di Motus e iniziano un progetto comune tra residenze artistiche, atelier di ricerca e performance. Dal 2018 sono docenti allo IUAV di Venezia. Tra i loro lavori: ”KISS” (2019), spettacolo con 23 performer; l’azione performativa ”thefutureisNOW?” (Milano, Seoul, Shanghai) nata all’interno del progetto ”Flu水o” (2020); ”The present is not enough” (2023) un lavoro sul cruising e l’utopia dei corpi. Per la Queering Platform di Hong Kong hanno curato il progetto nomade ”SO IT IS”. Nel 2022 realizzano l’installazione ”Pick Pocket Paradise” per il Castello di Rivoli (Torino). Sono advisor al Padiglione Italia – Biennale Architettura 2023.
Silvia Calderoni è attrice, performer e autrice. Si forma artisticamente con il Teatro della Valdoca e dal 2006 fa parte della compagnia Motus. Al cinema è protagonista di ”La leggenda di Kaspar Hauser” (2012) di Davide Manuli e ”Moonbird” (2022) di Rä Di Martino.
Ilenia Caleo è performer, attivista e ricercatrice. Filosofa di formazione, si occupa di corporeità, epistemologie femministe e forme del lavoro culturale. Attivista nei movimenti dei commons e queer-femministi, è cresciuta nella scena dei centri sociali.