Per una cosmogonia del suono - U. (un canto)
Alex Dellapasqua

In principio fu un melos amoris, 
un canto d’amore celeste,
che da sé si generava e a sé ritornava,
vibrando nel grembo del nulla.

Tutto ciò che è, proviene dal suono.
Tutto ciò che si manifesta, vibra.
Tutto ciò che ha forma, ha frequenza.
Così dissero gli antichi,
nelle scritture vediche,
nei canti degli Orfici,
nei silenzi del pleroma platonico:
la Natura fu intonata prima di essere detta,
cantata prima di essere compresa.

Il Dio cantore,
il Respiro senza origine,
fece vibrare il Caos,
e dal fremito emerse lo spazio,
dal silenzio nacque il tempo.
E ciò che era informe ricevette ritmo.
E ciò che era vuoto ricevette eco.


La Natura è l’eco del canto primo.
Melodia densa,
che dà corpo alle cose,
che risuona nella carne.
Tutto ciò che vive, canta.
Tutto ciò che tace, custodisce il canto.

Il ritmo scandisce il movimento del cosmo,
è l’architettura invisibile del divenire.
Dalla danza delle stelle alle maree,
dalla crescita delle piante al battito del cuore.
Il ritmo è il calcolo sacro,
misura nascosta,
respiro periodico dell’infinito.

E quando l’umano canta,
corrisponde.
Nel canto, l’umano si fa via del suono,
luogo in cui il Verbo risuona ancora.
Cantare la Natura,
significa entrare in comunione col divino.
Cantare, è prolungare il fiato del creatore,
diramare la melodia originaria.

Così U. – non come lettera,
ma come fonema puro,
è rito cosmico e liturgia del respiro.
In esso, il canto non racconta:
è.
Il canto non decora:
rivela.
Ogni voce si fonde con l’altra,
ogni silenzio si apre come un ventre.

Il silenzio non è assenza,
ma grembo del suono,
abisso fecondo in cui la parola si raccoglie
per poi rinascere.

E colui che ascolta,
non riceve un messaggio,
ma una vibrazione.
Non interpreta, ma si dispone.

Chi ascolta profondamente
si accorda alle proporzioni del mondo,
al metro che regge il cielo,
alla battuta eterna su cui cammina la vita.




U. (un canto)

“U.” è una performance musicale, un concerto, la cui drammaturgia, curata da Alessandro Sciarroni con Aurora Bauzà e Pere Jou, è costituita da canti corali tratti dal repertorio italiano composti tra il 1968 e il 2019 da Renzo Bertoldo, Piercarlo Gatti, Bepi de Marzi, Angelo Mazza e Giorgio Susana. I temi di questi canti parlano della relazione tra l’essere umano e la natura, del tempo che passa scandito dalle stagioni e dal lavoro nei campi, della relazione tra l’elemento umano e quello divino. Raccontano della bellezza e dello stupore dinanzi alla natura, di valori come pietà, compassione, perdono, tolleranza, sopportazione. Narrano dell’accettazione dei limiti umani rispetto al mistero dell’esistenza, della fragilità della vita, della sua transitorietà, della gioia e del privilegio di poterla vivere. Gli interpreti, sette cantanti con formazione ed esperienze vocali molto diversificate, eseguono dal vivo i canti scelti uno dopo l’altro, alternando le scritture originali a profondi e lunghi silenzi. Attraverso il loro avanzare, consegnano agli spettatori la memoria di ciò che eravamo.

Bio

Alessandro Sciarroni è attivo nell’ambito delle performing arts. I suoi lavori partono da un’impostazione concettuale di matrice duchampiana e sono ospitati in festival, musei e spazi non convenzionali in Europa, America e Asia. Nelle sue creazioni coinvolge artisti provenienti da diverse discipline, facendo proprie le tecniche della danza, del circo o dello sport. I suoi lavori tentano di svelare, attraverso la ripetizione di una pratica fino ai limiti della resistenza fisica, le ossessioni, le paure e la fragilità dell’atto performativo. Nel 2019 gli viene assegnato il Leone d’Oro alla carriera per la Danza. È artista associato di Marche Teatro.

Aurora Bauzà è una compositrice, performer e artista scenica di Barcellona. Insieme a Pere Jou ha creato opere che esplorano la voce umana e la sua relazione con il corpo, lo spazio, l’acustica o la luce, tra cui “I AM (T)HERE” (2019), “WE ARE (T)HERE” (2021), “AQUÍ I NO ALLÀ” (2021). Di recente ha debuttato “A BEGINNING #16161D”.

Pere Jou è un compositore che lavora con il corpo. Il fulcro della sua ricerca è la voce umana e la sua relazione con il corpo e la composizione coreografica. Si occupa di trovare nuovi modi di rappresentare la musica, di renderla visibile, mobile, tangibile. Si avvicina alla musica con un pensiero coreografico e alla coreografia con una prospettiva acustica e musicale.